A Bari un cerotto sul mare, simbolo delle ferite del Mediterraneo

  • Postato il 14 luglio 2025
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A Bari un cerotto sul mare, simbolo delle ferite del Mediterraneo

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A Bari un cerotto sul mare, l’installazione di 90 metri quadrati battezzata “La ferita del Mediterraneo”. Un messaggio chiaro, potente, che non lascia spazio all’indifferenza.


BARI – Un enorme cerotto galleggia sulle acque limpide davanti alla Basilica di San Nicola, simbolo universale di accoglienza e dialogo. È “La ferita del Mediterraneo”, l’installazione artistica di 90 metri quadrati inaugurata sabato 12 luglio grazie all’impegno di Sos Mediterranee Italia, organizzazione da anni in prima linea nei salvataggi in mare. Un messaggio chiaro, potente, che non lascia spazio all’indifferenza: «Basta morti in mare». Il Mediterraneo, culla di civiltà e ponte tra popoli, è diventato da troppo tempo un cimitero liquido: oltre 42.500 vite spezzate negli ultimi anni nel silenzio delle istituzioni.

A Bari un cerotto sul mare, simbolo delle ferite del Mediterraneo

«Il mare nostrum è ormai un mare mostrum», ha denunciato il sindaco Vito Leccese, intervenuto all’inaugurazione. «Questa installazione è un richiamo per l’opinione pubblica, ma soprattutto per chi governa e per i leader mondiali. Il Mediterraneo ha sempre unito culture e tradizioni, oggi invece rappresenta una drammatica frattura». La scelta del luogo non è casuale: Bari, definita da Papa Francesco «capitale di solidarietà e pace», rinnova il suo ruolo di porto aperto, di frontiera che non respinge ma accoglie.

«Qui siamo in un luogo simbolico, di fronte alla basilica di San Nicola, il Santo universale che unisce religioni e popoli, crea ponti e abbatte muri. Bari ha nel suo dna il gene dell’accoglienza, e questa iniziativa ci richiama al patrimonio genetico di questa città», ha concluso il primo cittadino.

Il cerotto sul mare non chiude le ferite, ma le rende visibili, squarcia l’indifferenza. Con questa installazione, Bari ribadisce la sua identità: capitale di solidarietà e pace, pronta a ricordare che il Mediterraneo non può restare un cimitero sommerso. E che dietro ogni numero ci sono volti, nomi, famiglie, sogni che meritano di essere salvati. E lancia un monito: non possiamo permettere che il Mediterraneo, da culla della civiltà, diventi tomba di umanità.

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