82 anni fa la deportazione degli ebrei genovesi, la commemorazione in Sinagoga “osservata speciale”
- Postato il 3 novembre 2025
 - Altre News
 - Di Genova24
 - 2 Visualizzazioni
 
                                                                            
Genova. La comunità di Sant’Egidio, insieme alla comunità ebraica di Genova e al centro culturale Primo Levi, invitano alla commemorazione della deportazione degli ebrei genovesi. L’evento avrà inizio oggi, lunedì 3 novembre, alle 18 presso la sinagoga di via Bertora.
La commemorazione, alla quale parteciperanno anche il presidente della Regione Liguria Marco Bucci, la sindaca di Genova Silvia Salis e l’arcivescovo Marco Tasca, si svolgerà sotto l’occhio vigile ma discreto delle forze dell’ordine.
Il luogo di culto è più che mai “osservato speciale” da alcuni mesi, per via delle ripercussioni del conflitto in Medio Oriente, e in modo particolare dopo il 7 ottobre, quando, non distante dalla sinagoga, scattò l’allarme per una borsa sospetta abbandonata per strada. Un falso allarme, certo, ma che sapeva molto di provocazione.
Secondo il programma ufficiale della manifestazione non sono previsti cortei, come invece era accaduto in passato. La commemorazione ricorda, 82 anni dopo, la deportazione di oltre 260 ebrei genovesi verso il campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, iniziata il 3 novembre del 1943, una delle date più buie della storia della città.
“La memoria della Shoah non è solo un ricordo doloroso, ma rappresenta un’occasione preziosa per riflettere sul male della guerra e ci richiama all’importanza di un costante impegno contro ogni forma di antisemitismo e di razzismo“, dicono gli organizzatori.
In sinagoga interverranno Giuseppe Momigliano, rabbino capo della comunità ebraica di Genova, Alberto Rizzerio, presidente del centro culturale Primo Levi, Andrea Chiappori, responsabile della comunità di Sant’Egidio di Genova e Raffaella Petraroli Luzzati, presidente della comunità ebraica di Genova.
“La comunità di Sant’Egidio e la comunità ebraica di Genova, con il centro culturale Primo Levi, hanno custodito in questi anni la memoria di questi fatti, coinvolgendo non solo le istituzioni, ma tanti genovesi e in particolare le giovani generazioni, i nuovi europei che si sono integrati nel tessuto cittadino, per costruire la pace e un domani senza violenza”, spiegano ancora dalle comunità.
“Nel momento in cui la generazione dei sopravvissuti va scomparendo, tenere viva questa memoria, trasmettendola alle generazioni più giovani, è un’arma potente per evitare una banalizzazione e una insensibilità verso la guerra e non ripetere gli errori della storia”, conclude la nota.