7 ottobre, pagina a pagamento dell’associazione Setteottobre sui quotidiani. FNSI: “Dignità svenduta”
- Postato il 7 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Corriere della Sera, Repubblica, la Stampa, il Giornale, Libero. Sono alcune delle testate sulle quali è uscita una pagina a pagamento acquistata dall’associazione Setteottobre nel secondo anniversario la strage compiuta da Hamas nel 2023. “1200 morti. 251 rapiti, di cui 48 ancora ostaggi di Hamas. Roghi umani, stupri multipli e di gruppo, mutilazioni. Efferatezza e crudeltà, una violenza senza pari”, si legge nella pagina introdotta dall’hashtag “èancorail7ottobre”. Perché è ancora il 7 ottobre? “Perché l’ideologia della violenza e dell’odio ogni giorno s’infiltra nelle piazze delle città italiane e nei social media. E sta permeando i luoghi dove si forma il pensiero: le scuole, le università, la cultura. E i mezzi d’informazione. Mentre il terrorismo si arma di nuovo”, è scritto.
La Federazione nazionale della stampa non ha gradito. “Nel testo si accusano i mezzi di informazione di fomentare la violenza. Accusa inaccettabile e che rispediamo al mittente”, ha dichiarato Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa (FNSI). Che se la prende anche con gli editori. “Nel contempo, la Fnsi si chiede come è possibile che gli editori, proprietari delle stesse testate incriminate, abbiano permesso che un annuncio simile potesse essere pubblicato. Annuncio che reca una insopportabile quanto falsa accusa alle redazioni, ai giornalisti e pure ai direttori che sono espressione degli editori stessi. D’accordo che pecunia non olet, ma è anche vero che la dignità dei giornalisti e dell’informazione non può essere svenduta per un annuncio”. Sulla vicenda, riferisce la stessa FNSI, sono intervenuti anche i Comitati di redazione delle testate del gruppo Gedi: “Molte testate italiane, tra cui Repubblica a Stampa, hanno ospitato un annuncio a pagamento di un’intera pagina dell’associazione Setteottobre”, scrivono. Secondo il Coordinamento dei Cdr, il modo in cui l’associazione addita i mezzi d’informazione “è offensivo verso tutte e tutti noi e verso il nostro lavoro, improntato su equilibrio e professionalità, in condizioni mai facili. La tesi risulta ancor più offensiva verso il giornalismo stesso se si pensa al fatto che ad oggi sono stati uccisi da Idf oltre 200 giornalisti nella striscia di Gaza. Senza dimenticare che ai media, nonostante appelli delle varie istituzioni non solo professionali, il governo israeliano non permette di entrare per fare il proprio lavoro. Crediamo, infine, che gli editori debbano permettere la pubblicazione di messaggi coerenti con il nostro lavoro: i quotidiani non sono delle semplici buche delle lettere, neanche a pagamento”.
A ribattere è la stessa associazione Setteottobre, che nel suo manifesto spiega di essere nata per “combattere il negazionismo e le false notizie, perseguire l’esaltazione del terrorismo e dell’antisemitismo, contrastare le ideologie totalitarie, promuovere lo studio e la difesa delle radici e dei valori delle nostre democrazie”. La replica è del presidente Stefano Parisi: “La reazione della Fnsi al nostro intervento ci sorprende per tono e contenuto”. E rilancia: “L’associazione ha sollevato una questione seria e legittima: il ruolo che l’intero ecosistema dell’informazione, non solo i media tradizionali ma tutte le piattaforme della rete e i social media, gioca nel modellare il dibattito pubblico e nel radicalizzarlo”. A sostegno delle sue ragioni, Parisi cita la scritta “Vespa infame” apparsa in un ascensore della Rai di via Teulada, rivolta al giornalista Bruno Vespa. “Dimostra che il tema è tutt’altro che infondato. La distorsione di ciò che è avvenuto il 7 ottobre ha raggiunto livelli esasperati in tutti gli ambienti, compresi quelli dell’informazione”, dice Parisi, che chiede un confronto pubblico con la FNSI. Secondo Parisi, “sono due anni che l’unica fonte di informazione è il ministero della salute di Hamas, mentre le fonti ufficiali israeliane sono spesso ignorate. Sono due anni che sui media si avallano l’accusa a Israele di genocidio, o ancora non si citano le fonti. Si nega addirittura che i bambini siano stati bruciati. Sono due anni che la storia del Medio Oriente viene stravolta facendo passare la versione di Israele paese occupante e Gaza occupato”.
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