Da quando è nato lo Stato d'Israele (14 maggio 1948) un susseguirsi di guerre e atti terroristici ha determinato una crisi senza fine.Per rispondere agli interrogativi che ognuno di noi si è posto dopo l'attacco portato da Hamas a Israele il 7 ottobre 2023 e la successiva risposta armata israeliana nella striscia di Gaza, vi riproponiamo qui, parzialmente, un'intervista rilasciata a Focus Storia, dal politologo Vittorio Emanuele Parsi, professore ordinario di Relazioni internazionali all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove dirige anche l'Aseri (Alta scuola di economia e relazioni internazionali), all'indomani dell'attacco.. La definizione di Medio Oriente è stata coniata nel 1902 dall'ammiraglio statunitense Alfred Mahan. Siamo stati noi occidentali a creare una polveriera?
Il Medio Oriente è un inquadramento che segue la dissoluzione dell'Impero ottomano alla fine della Prima guerra mondiale, costituito dalle ex province arabe di quello che era stato l'Impero ottomano, con l'aggiunta dell'Egitto e dell'Iran. Queste province sono però diventate autonome solo dopo la Seconda guerra mondiale, prima erano protettorati inglesi o francesi. La sistemazione dell'area è ancora il risultato di una cattiva decolonizzazione.. A partire dalle imprese di Lawrence d'Arabia, nel 1917, fino al 1947, la questione mediorientale è partita dall'azione dei britannici: fu promessa una patria agli arabi, ma poi di fatto nessuno gliel'ha mai data...
Il pasticcio c'è stato fin da allora: prima ci fu l'accordo preso dal governo inglese con la comunità ebraica europea, con cui si affermava la disponibilità a costruire un focolare per il popolo ebraico in Palestina. Poi ci fu la promessa fatta agli arabi, a Hussein sceicco della Mecca, di poter avere una patria araba che comprendesse Gerusalemme e la Palestina. E qui è nato il problema: fu promessa una patria, su uno stesso territorio, a due popoli. Fu alimentato il sogno sionista di "una terra senza un popolo per un popolo senza terra", ma questo contraddiceva il fatto che lì c'erano già i palestinesi: e fra loro cristiani, musulmani e anche ebrei.. Quindi, i palestinesi cominciarono allora a diventare una pedina da spostare?
Nella percezione degli inglesi, che in quegli anni amministravano la Palestina, non c'era proprio un popolo palestinese. Per loro dal Golfo di Ormuz fino al Mediterraneo erano tutti arabi, sottoposti alla loro amministrazione coloniale come le popolazioni stanziate in Africa, in India o altrove. Nella stessa regione c'erano poi in misura minore gli ebrei, che aumentarono esponenzialmente dopo la Prima guerra mondiale con l'emigrazione per lo più dall'Europa (l'Alyah, "il ritorno"). Il sogno del sionismo era quello di avere una patria, localizzata poi in Palestina, ma questo divenne possibile solo dopo la Seconda guerra mondiale, in conseguenza della Shoah.
Israele nacque in effetti da questi due filoni: da un lato il sogno sionista, sorto nell'Ottocento e spinto dall'affare Dreyfus (che dimostrava come anche nella consolidata democrazia della Repubblica francese gli ebrei potevano essere discriminati), dall'altro la Shoah, che aveva ucciso 6 milioni di ebrei in Europa. Dopo la guerra i sopravvissuti si posero il problema di trovare una terra dove mettersi al sicuro. E il senso di colpa collettivo degli Europei creò lecondizioni per creare uno Stato ebraico.. Il problema arabo-israeliano nacque già allora. Perché?
Perché secondo gli arabi la casa promessa agli ebrei era la loro terra ed era stata consegnata a chi aveva subito la Shoah in conseguenza dell'antisemitismo europeo. Questa è la loro visione. Ecco, quindi, nascere fin da allora due narrative opposte e inconciliabili. La Risoluzione 181 dell'Onu nel 1947 cercò di mediare fra queste due visioni attraverso la spartizione della Palestina mandataria in due Stati, uno ebraico, l'altro arabo, con Gerusalemme amministrata internazionalmente.. Ma gli arabi la bocciarono...
Sì, è vero. E accaddero due cose: da un lato ci fu il tentativo arabo di buttare a mare gli ebrei. E dall'altro partì un'azione di pulizia etnica da parte delle autorità ebraiche nei territori assegnati loro dalla Risoluzione 181. Non dimentichiamo che quando si parla di Nakba, ovvero della "catastrofe", ci si riferisce al fatto che i palestinesi furono espulsi con la violenza e con il terrore, e in gran numero, dai territori che l'Onu assegnava a Israele.. Quindi, invece della nascita di due Stati iniziò in quegli anni, 1947-48, il conflitto arabo-israeliano.
Scoppiò la guerra di indipendenza e, quando finì, quelli che erano gli attuali territori della Cisgiordania e di Gaza non vennero trasformati in uno Stato autonomo palestinese, come avrebbe dovuto essere. Anche se ciò non accadde per colpa dei governi israeliani, va detto con chiarezza, ma perché la Giordania invase e occupò la Cisgiordania, mentre l'Egitto occupò la Striscia di Gaza. Da allora, cioè dal 1948 al 1967, ci fu una complicità araba di fondo nel mantenere questi territori occupati, impedendo allo Stato palestinese di costituirsi. E questo venne fatto ancora nella speranza di riuscire a eliminare gli ebrei dalla regione.. Ma quando parliamo di "territori occupati" che cosa intendiamo? Quali territori occupa oggi Israele?
Occupa Gerusalemme Est e tutta la Cisgiordania presa dopo la guerra del 1967. Negli accordi di Oslo era previsto che una gran parte della Cisgiordania andasse all'Autorità nazionale palestinese; ma questi accordi sono stati bloccati dopo l'assassinio del premier israeliano Yitzhak Rabin (4 novembre 1995, ndr) a opera di un estremista di destra, un colono israeliano appartenente agli stessi ambienti che negli ultimi vent'anni hanno bloccato qualunque possibilità di applicazione degli accordi.
Nel 2000, a Camp David, sotto la presidenza Clinton, ci fu un altro tentativo. Ma Ehud Barak, allora primo ministro di Israele, e Yasser Arafat, presidente dell'Autorità nazionale palestinese, non riuscirono a raggiungere un'intesa. E dire che allora Barak aveva offerto le condizioni più favorevoli mai presentate ai palestinesi dagli israeliani, con oltre il 90% del territorio da assegnare all'autorità guidata da Arafat. Arafat non firmò l'accordo perché il testo non comprendeva Gerusalemme Est e il famoso "diritto al ritorno", che i palestinesi espulsi nel 1948 pretendono. Un "ritorno" che, chiaramente, potrebbe far saltare l'equilibrio demografico israeliano.
Da lì in poi c'è stato un incremento di colonie illegali ebraiche in Cisgiordania. I numeri sono variabili, ma si parla di circa 250mila coloni a Gerusalemme Est e 500mila in Cisgiordania. Quindi adesso, oggettivamente, senza la rimozione delle colonie diventa molto difficile immaginare la nascita di uno Stato palestinese. Hamas avrebbe fatto quello che ha fatto il 7 ottobre 2023 a prescindere da qualunque politica israeliana, perché il suo scopo è quello di cancellare Israele. Ma le politiche israeliane sono responsabili di aver portato sostegno ad Hamas.. Hamas domina nella Striscia dal 2006, dopo che il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha restituito Gaza ai palestinesi. Qual è il suo ruolo?
Quando Sharon uscì da Gaza l'Autorità nazionale palestinese la governò per un periodo limitato, poi Hamas vinse le elezioni e usò il successo elettorale per un colpo di Stato ed eliminare ogni confronto, fino a uccidere i sostenitori di Al Fatah (il partito del leader dell'Anp, Abu Mazen, ndr). Va però ricordata un'altra cosa: il governo israeliano, che si è sempre rifiutato di agire a Gaza se non con operazioni massicce, da un lato ha cinto d'assedio la striscia con muri che stanno lì da 20 anni, dall'altro ha lasciato che i flussi finanziari arrivassero nella striscia ben sapendo che questo alimentava il potere di Hamas.
E questo perché ha usato Gaza come una vetrina per poter dire: vedete che cosa fanno i palestinesi quando si governano da soli? Nel frattempo, nella Cisgiordania, in quelle piccole porzioni già governate dall'Autorità palestinese, entrano continuamente le autorità israeliane, la polizia e l'Idf fanno raid e causano danni collaterali senza guardare in faccia nessuno, mentre i coloni hanno continuato in questi anni a provocare i palestinesi.. Oggi l'economia israeliana a rotoli e le piazze proPalestina urlano lo slogan "dal fiume al mare". Che cosa sta accadendo?
(...) Questo conflitto è stato innescato da una strage orribile di civili, donne e bambini indifesi, allo scopo di uccidere e terrorizzare, che ha fatto 1.400 morti, la metà delle vittime delle Twin Towers. (...) Ma a Israele va detta una cosa: quando uno va in giro con una torcia in un deposito di benzina e poi questo salta, non è che poi si possa dire "che dovevamo fare?". Ripeto: Hamas è una cricca di terroristi che ha l'obiettivo di annientare Israele. La domanda da fare è: come mai Hamas era così popolare presso i palestinesi? Siamo sicuri che le politiche israeliane degli ultimi 30 anni non c'entrino nulla?. Che ruolo hanno giocato?
Semplice: la responsabilità del governo Netanyahu, che governa da 16 anni, è quella di aver tentato di tutto per rendere impossibile l'unica soluzione sensata, quella "due popoli due Stati". Gli Accordi di Abramo, fatti con l'illusione di mettere in sicurezza Israele senza mediare con i vicini, sono stati un atto di criminalità politica. Tanto che adesso siamo in una situazione peggiore di prima. Ma fin dalla morte di Rabin Israele non ha fatto niente per cercare un accordo con i palestinesi.. Gli Accordi di Abramo sono stati dunque la miccia che ha acceso le polveri di Hamas?
Sono stati di certo una grande illusione, frutto della visione di Netanyahu: normalizzare la situazione e farsi accettare nella regione da tutti gli arabi. Fregandosene dei palestinesi, il cui destino, beninteso, non è che stesse a cuore più di tanto ai Paesi arabi.. E gli Stati Uniti? Non si sono accorti del rischio insito in questi accordi?
Ricordiamo che gli Accordi di Abramo vengono dall'amministrazione Trump, in particolare dal genero dell'ex presidente, Jared Kushner. Ebreo, Kushner appartiene a quella parte che negli Usa si riconosce nel pensiero neoconservatore. Gente che, per capirci, pensa di poter riservare ai palestinesi un destino non troppo diverso da quello riservato agli Apache nella storia degli States: una riserva sempre più piccola. Se in quegli accordi avessero contemplato, per esempio, investimenti massicci a favore della Cisgiordania e di Gaza, collegati allo sviluppo di una vera indipendenza palestinese, tutto avrebbe avuto un altro senso. Ma Netanyahu non voleva questo.. Gli investimenti però ci sono stati, e corposi. I gazawi hanno ricevuto soldi dal Qatar, come dall'Unione Europea, finiti però sui conti correnti di Hamas...
Vero, ma non pensiamo che Israele non lo sapesse. A Netanyahu andava benissimo, così poteva dimostrare quanto potessero essere estremisti i palestinesi lasciati ad autogovernarsi. D'altra parte, lo stesso Israele sta diventando un Paese dove ci sono sempre più estremisti religiosi: prima di questa azione terribile del 7 ottobre, la popolazione israeliana era spaccata in due. Per mesi i democratici avevano manifestato nelle piazze opponendosi al tentativo di Netanyahu di stravolgere la Costituzione. Erano schierati contro un governo pieno di suprematisti, gente che se fosse vissuta negli Stati Uniti sarebbe stata membro del Ku Klux Klan.. Gli accordi di Abramo sono stati sottoscritti dai Paesi arabi dell'area, che fino al 7 ottobre come abbiamo detto non si curavano molto della sorte dei palestinesi.
Assolutamente sì. La responsabilità dei governi arabi è enorme. Ma la potenza occupante in Cisgiordania è Israele e, per il diritto di guerra internazionale, ha responsabilità precise nei confronti degli occupati. E sempre gli occupati hanno il diritto di resistere con le armi alla potenza occupante. Dal 1967 in poi in Cisgiordania c'è stata una occupazione militare. Chi reagisce con le armi a questo non è un terrorista. Se spara a un soldato nei territori occupati non sta commettendo un atto terroristico.. Cerchiamo di fare chiarezza sul mondo arabo e musulmano: noi lo chiamiamo così in maniera indistinta, ma ci sono differenze. Che cosa comporta la divisione fra sciiti e sunniti? Chi è amico o nemico di chi?
La differenza tra sciiti e sunniti nacque subito dopo la morte di Maometto (VII secolo), quando si creò una divisione tra gli aspiranti successori del Profeta: alcuni sostenevano che la guida dovesse spettare alla stirpe di Maometto, ai suoi discendenti diretti; altri invece che spettasse ai successori dei califfi "ben guidati". Alì, ultimo califfo "ben guidato" e cugino di Maometto, divenne leader della fazione eterodossa, quella degli sciiti, opposta alla fazione ortodossa, quella dei sunniti. Da allora il mondo musulmano si divide in due, divisione che venne politicizzata fin dal suo sorgere, così come abbiamo fatto anche noi cristiani dividendoci tra cattolici e protestanti.
Lo sciismo domina in maniera quasi assoluta in Iran, è maggioritario in Iraq e forte in Siria e Libano, in Pakistan e in misura minore in Afghanistan. La Repubblica islamica dell'Iran, con il suo regime che fa un uso politico della religione, tiene alta la bandiera dello sciismo e ciò ha prodotto molte guerre, come l'aggressione dell'Iraq all'Iran negli Anni '80.Sul fronte sunnita il principale Paese, che ha assunto la leadership del mondoarabo, è l'Arabia Saudita, dove pure si fa un uso strumentale della religione ma principalmente si guarda agli affari. Tra sauditi e iraniani è cresciuto un dualismo sempre più forte, una polarizzazione dove sono rimasti invischiati anche gli Stati Uniti. L'Iran, fin dalla rivoluzione khomeinista, è nemico degli Usa, a loro volta alleati dei sauditi: da qui, la Guerra del Golfo, l'11 settembre e l'instabilità nella regione..