6 Settembre 1991: Leningrado torna San Pietroburgo

  • Postato il 6 settembre 2024
  • Di Focus.it
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San Pietroburgo fu fondata dallo zar Pietro il Grande (1672-1725): una città nata da zero sulle paludi e costata migliaia di vite. Il 1º settembre 1914 per volere dello zar Nicola II (l'ultimo della dinastia Romanov) fu rinominata Pietrogrado e mantenne questo nome fino al 26 gennaio 1924, quando (cinque giorni dopo la morte di Lenin) la città venne ribattezzata Leningrado, per mantenere vivo il culto del dittatore. Durante la Seconda guerra mondiale, la città subì 900 giorni di assedio tedesco, al quale la città resistette al prezzo di almeno 670mila vite umane. Così Leningrado passò un ulteriore mezzo secolo sotto il regime sovietico. Poi, nel 1991, con il crollo dell'Urss, la città di Lenin tornò a essere la città di Pietro, riprendendosi il vecchio nome: San Pietroburgo, la capitale "nata sulle ossa".... La Versailles del Baltico. "Durante il regno di Pietro un suddito della corona russa non aveva molta scelta", ironizzava il poeta russo Josif Brodskij. "O essere arruolato nell'esercito o farsi mandare a costruire San Pietroburgo".. I "forzati" di San Pietroburgo. La città fu un grandioso e sofferto parto collettivo. Una sfida vinta sulla natura. Per edificare la nuova capitale sul Baltico, Pietro costrinse ai lavori forzati migliaia di operai sradicandoli da città e campagne. Fu quello il prezzo per crearsi il suo "paradiso". Si calcola che almeno 100mila operai morirono di fatiche e di stenti. Lo zar impose l'emigrazione coatta a centinaia di recalcitranti famiglie di burocrati, dignitari, nobili.. Un posto da lupi. L'avventura iniziò nel 1703. Pietro gettò le fondamenta della futura capitale su un'isoletta alla foce della Neva, l'Isola delle lepri. Prima una fortezza, poi una cittadella con la cattedrale intitolata ai santi Pietro e Paolo. Un posto da lupi, in senso letterale: paludoso, deserto, nebbioso, malsano. Moscerini d'estate, ghiaccio d'inverno, inondazioni catastrofiche ogni autunno.. Impresa folle. Lo zar fece abbattere intere foreste e confluire sul posto tutto il pietrame disponibile. Sottopose 40-50 mila manovali l'anno a ritmi di lavoro forsennati. Aveva in mente una città acquatica, come Amsterdam. Per i suoi Palazzi d'Inverno e d'Estate, non chiedeva che poche stanzette buie e dai soffitti bassi. Altri, come il generale Menšikov, il suo amico più caro, non rinunciarono a un fastoso stile italiano. Altri sontuosi palazzi crebbero sulla riva sinistra della Neva, più elevata e meno a rischio inondazioni, assieme all'Ammiragliato, i cui cantieri diedero lavoro a 5mila artigiani, e maestosi viali come la Prospettiva Nevskij.. Made in Italy. Il pro getto urbanistico fu affidato a un architetto italiano d'origine ticinese, Domenico Trezzini. E italiane furono le firme sui palazzi eretti negli anni: Carlo Rossi, Bartolomeo Rastrelli.. A peso d'oro. Corte e governo vi si trasferirono nel 1713, malgrado i disagi e il carovita (tutto costava più che a Mosca per via delle distanze e dei rifornimenti difficoltosi). Ma già nel 1724 San Pietroburgo era diventata il principale porto russo..
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Focus.it

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