42 anni fa la scomparsa di Mirella Gregori, la sorella: “Penso a una cosa finita male quel giorno stesso”. Il punto della commissione di inchiesta

  • Postato il 7 maggio 2025
  • Crime
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Torno tra dieci minuti” e invece sono trascorsi esattamente 42 anni da quel 7 maggio del 1983, quando Mirella Gregori si chiuse per sempre la porta di casa in via Nomentana alle spalle per svanire in un mistero ancora irrisolto. “A volte penso a una cosa finita male il giorno stesso della scomparsa di mia sorella…prima non si parlava di femminicidi come adesso”, ha dichiarato di recente la sorella Maria Antonietta, poco più grande di Mirella. Quel giorno, Maria Antonietta stava lavorando nel bar di famiglia da poco ristrutturato e che ancora oggi gestisce, in via Volturno. Fu lei stessa a cercarla con tanto di torce, la sera stessa, insieme al fidanzato. I due andarono subito in Villa Torlonia perché un’amica di Mirella, Sonia De Vito, disse quel giorno a sua sorella che la ragazza era andata lì con degli amici a suonare la chitarra. A lanciare l’allarme fu sua madre Maria Vittoria Arzenton a cui Mirella disse quelle ultime parole, “torno tra dieci minuti” dopo che un suo amico, tale Alessandro le citofonò chiedendole di incontrarsi davanti alla statua di Porta Pia, all’inizio di Via Nomentana, ovvero in direzione opposta a Villa Torlonia, come invece disse Sonia alla sorella di Mirella. Da allora si sono perse per sempre le sue tracce.

La commissione di inchiesta Orlandi-Gregori
Fu un’estate funesta quella del 1983, la stessa segnata dalla vittoria dello scudetto della Roma. E proprio nella capitale, scomparvero decine di ragazzine tant’è che si iniziò a parlare di “tratta delle bianche”. Poche settimane dopo la scomparsa di Mirella, fu rapita anche la cittadina vaticana Emanuela Orlandi e spesso i due casi sono stati associati, forse erroneamente almeno alla luce delle ultime indagini. A collegarle furono gli stessi sedicenti gruppi – tra cui il Turkesh –che rivendicarono il sequestro di entrambe le ragazze pubblicando comunicati che citavano sia Mirella che Emanuela ma che non dimostrarono mai di averle in ostaggio. Ad oggi si ritiene siano stati solo depistaggi o tentativi di strumentalizzare entrambe le vicende per altri fini. Anche la commissione di inchiesta parlamentare è nata come “Orlandi-Gregori” ma ha iniziato a separare le due scomparse, ritenute dai commissari come prive di un collegamento fondato. Del resto, Emanuela e Mirella, nonostante fossero coetanee, non si conoscevano né avevano un solo punto di contatto tra le loro vite distanti e diverse.

Sonia e Fabio
Ma riavvolgiamo il nastro e partiamo dall’inizio, dall’ultima persona che vide Mirella in vita: Sonia De Vito. Prima di sparire per sempre, intorno alle 15, Mirella fece tappa al bar di Sonia, sotto casa sua, e le due ragazze si barricarono in bagno per parlare, tipico delle adolescenti. Questo dettaglio è stato confermato anche di recente da Giuseppe Calì, che all’epoca lavorava nel bar della famiglia di Sonia, nel corso della sua audizione in commissione parlamentare. Eppure si erano viste poco prima, quando Mirella rientrò da scuola, cosa avevano di così importante da dirsi? Sonia fu persino intercettata durante le prime indagini da due agenti del Sisde (servizi segreti civili) il 26 ottobre del 1983 ai tavolini del suo stesso bar. Parlando di Mirella con un’altra ragazza, disse: “Certo, lui ci conosceva. Contrariamente a noi che non lo conoscevamo. Quindi poteva fare quello che voleva… Come ha preso Mirella poteva prendere anche me…”. A chi si riferiva Sonia, quel giorno? Maria Antonietta Gregori è sempre stata convinta che Sonia sappia “qualcosa in più di ciò che ha detto all’epoca sia a lei che agli inquirenti” da cui, negli anni a venire ha persino ricevuto un avviso di garanzia per reticenza. Lo scorso giugno, Sonia è stata ascoltata dalla commissione ma ha chiesto di secretare la seduta e disattivare lo streaming interno per i giornalisti in sala stampa. Ha impedito persino ai fotografi di riprenderla. Anche suo marito Fabio Massimo De Rosa, già all’epoca fidanzato con Sonia e cliente abituale del bar, è stato ascoltato dalla commissione, per ben due volte, l’estate scorsa. Le sue versioni sono state ritenute discordanti dai commissari.

Le amiche
Rossana Sommei è una delle amiche di Mirella, ascoltata dalla bicamerale di inchiesta. Faceva parte della comitiva di Centocelle, ed era anche compagna di classe della ragazza di via Nomentana. Il giorno della scomparsa, ricorda ancora Sommei, “Mirella aveva appuntamento a Centocelle con Giovanna Manetti (un’altra amica, ndr)”. Secondo la Sommei, a citofonare a Mirella e a farla scendere prima della scomparsa fu “sicuramente una persona che conosceva perché altrimenti non sarebbe mai scesa”. “Mirella aveva un debole per questo ragazzo”, ha ricordato Sommei con riferimento ad un suo amico di nome Alessandro che però, una volta rintracciato, negò agli inquirenti di aver cercato Mirella quel giorno. Ad oggi non sappiamo se fu davvero lui a citofonare a casa Gregori quel sabato di 42 anni fa. Tra l’altro Mirella frequentava un altro ragazzo, tale Massimo, anche lui del quartiere Centocelle. “Ho percepito che Sonia sapesse dove andava e con chi sia andata Mirella”: questo è quanto dichiarato alla commissione da un’altra amica di Mirella, Simona Bernardini, ascoltata lo scorso ottobre. Simona Bernardini ha aggiunto anche un altro dettaglio non da poco: “Sonia De Vito ci disse, una volta entrati nel bar, ‘è stata una stupida Mirella che è andata verso Villa Torlonia’. Sapevamo che Mirella scendendo da casa sarebbe passata per il bar di Sonia e per questo siamo andate lì. L’unico pensiero che ho sempre avuto è che Mirella ha rifiutato le avances di qualcuno”.

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Il Fatto Quotidiano

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