25 aprile, l’effetto “sobrietà” del governo: cortei annullati, Bella ciao vietata e la Regione Lombardia “dimentica” la festa

  • Postato il 24 aprile 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il giorno successivo alla morte di Papa Francesco, all’uscita da Palazzo Chigi, il ministro Nello Musumeci diceva ai giornalisti: “Festa per il 25 aprile? Tutte le cerimonie sono consentite, purché svolte con sobrietà“. Si era appena concluso il Cdm, con la decisione del governo di stabilire cinque giorni di lutto nazionale per il Pontefice. Cinque giorni, un numero sufficiente perché anche le celebrazioni per l’80esimo anniversario dalla Liberazione nazifascista rientrassero nel conteggio. E, dunque, la parola d’ordine: sobrietà.

E i primi effetti della volontà dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni di, quanto meno, condizionare il 25 aprile si stanno registrando oggi. Da Nord a Sud. E d’altra parte il presidente dell’Anpi di Milano, Primo Minelli, lo aveva detto chiaro e tondo: “Così i Comuni si sentono legittimati a sospendere le celebrazioni“. Ed eccoci qui: l’amministrazione di Genazzano, 5mila abitanti a 60 chilometri da Roma, ha vietato il corteo. Il sindaco Alessandro Cefaro (lista civica) lo ha annunciato in un post, richiamandosi alla “sobrietà” chiesta dal governo: “Nel rispetto del lutto, la tradizionale commemorazione del 25 aprile si svolgerà in forma ridotta: il tradizionale corteo accompagnato dalla banda musicale non verrà svolto, mentre ci sarà il ritrovo delle autorità e dei cittadini, per la deposizione di una corona di fiori presso il monumento dei caduti in piazza Matteotti e il discorso del sindaco”. Attacca il Pd: “Non ci sono scuse. Chi vieta un corteo del 25 aprile sceglie consapevolmente di calpestare la storia, la Costituzione, la memoria dei martiri e il diritto dei cittadini a riconoscersi nei valori della democrazia” dice Eleonora Mattia, vicepresidente dem della commissione Affari Costituzionali del Consiglio regionale del Lazio.

A Cinisello Balsamo (74mila abitanti) il Comune ha deciso di cancellare i comizi, vietare le bandiere e non far intervenire le associazioni partigiane. Di censura parlano il segretario provinciale di Milano di Sinistra italiana, Giuseppe Roccisano e quello del centro alle porte di Milano, Gaetano Petronio. “Una vergogna” per il segretario Luca Stanzione della Cgil. Il sindaco, al secondo mandato, è Giacomo Giovanni Ghilardi, di centrodestra (sostenuto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia). Nella Bergamasca, a Romano di Lombardia (20mila abitanti), il richiamo alla “sobrietà” si è tradotto nel divieto – grottesco – di cantare Bella ciao alla sfilata del 25 aprile. La nota è firmata dal presidente del Consiglio comunale, il leghista Paolo Patelli, che ha concesso solo il minuto di silenzio. Come si possa vigilare sul divieto resta un mistero. E infatti l’Anpi locale sottolinea che “si può impedire alla banda di suonare Bella ciao ma non ai cittadini di cantarla”.

E per restare in Lombardia, il capogruppo del Pd al Pirellone, Pierfrancesco Majorino, denuncia che chi guida la Regione “si è dimenticato dell’anniversario della Liberazione. Nonostante le rassicurazioni rivolte all’Anpi in queste settimane e le nostre sollecitazioni nell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale – spiega – registriamo con sconcerto che, né attraverso il Consiglio, né attraverso la giunta, la Regione ha programmato alcun momento di celebrazione. Oggi arriva addirittura ad annunciare che alla manifestazione di Milano non parteciperà nessun esponente della giunta, ma sarà solo inviato il gonfalone”. E conclude: “Una scelta vergognosa che non fa che confermare che alla destra il 25 aprile fa paura. La destra lombarda non è in grado di dirsi antifascista e si ostina a ignorare che la nostra Costituzione è figlia della Resistenza”.

Anche a Domodossola, 17mila abitanti, simbolo della Resistenza partigiana, l’amministrazione comunale ha modificato il programma delle celebrazioni “nel rispetto del lutto nazionale” e, ovviamente, “considerato anche il richiamo alla sobrietà”. Così sono stati cancellati corteo e sfilata che sarebbero dovuti partire da piazza Repubblica dell’Ossola e arrivare in piazza Matteotti. Cancellata anche la presenza del corpo musicale. “La Festa della Liberazione non è una ricorrenza come le altre: è la pietra angolare della nostra democrazia, il giorno in cui l’Italia ha ritrovato la dignità e la libertà dopo l’occupazione nazifascista – replicano in una nota i gruppi provinciali del Verbano-Cusio-Ossola di Pd, Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 stelle, Italia viva e Volt -. Celebrarla sobriamente significa svilire il senso profondo di una memoria collettiva che ha permesso al nostro Paese di rinascere dalle macerie della guerra e della dittatura”. Questa è una scelta che rischia di “indebolire la memoria pubblica e di cedere terreno a una visione revisionista e ambigua della nostra storia”.

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