25 aprile | La storia di Alceo Lipizer, il centrocampista deportato a Dachau per aver battuto i soldati nazisti a calcio

  • Postato il 25 aprile 2025
  • Calcio
  • Di Il Fatto Quotidiano
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No. Due lettere semplici, che a volte assumono però un significato più profondo, dai contorni storici. È la Resistenza al nazifascismo che è stata fatta in tanti modi, anche con una semplice risposta. C’è il caso degli IMI ovviamente (gli Internati Militari Italiani), ma c’è anche la storia di Alceo Lipizer, colpevole di aver vinto una partita di calcio contro gli avversari sbagliati. Esterno d’attacco e centrocampista, nato a Fiume l’8 aprile 1921, Lipizer è il trascinatore della Fiumana per cinque stagioni, dal 1937 al 1942, caratterizzate dalla promozione in Serie B nel 1941.

L’ingresso dell’Italia in guerra nel 1940 è un momento che segna l’interruzione momentanea di tante carriere sportive: tra queste c’è anche quella di Lipizer. Parte per la base navale di Taranto, dove indossa la maglia rossoblù nel campionato di Serie C. Dopo l’8 settembre 1943 si dirige verso nord, iniziando a lavorare con l’azienda tedesca Todt, impegnata nella costruzione di fortificazioni. Anche in questo momento drammatico, Lipizer ha la possibilità di giocare un torneo chiamato Coppa Deutscher Bereter, insieme a una rappresentativa di calciatori fiumani. Un’occasione in cui la squadra se la vede contro una formazione di soldati tedeschi. Lipizer è grande protagonista, i nazisti vengono umiliati. Una gioia che si trasforma in un grande problema quando tutta la squadra fiumana viene deportata durante una rappresaglia. È l’8 novembre 1944.

Lipizer finisce a Mühldorf am Inn, un sottocampo del lager di Dachau, in Baviera. Ci sarebbe una via d’uscita: dire alla Repubblica Sociale Italiana. Lipizer però si oppone, risponde No, sceglie di correre il rischio di morire all’interno del campo. Le condizioni, ovviamente, sono terribili. Il freddo nelle baracche è insopportabile, la possibilità di morire di fame una costante. Una quotidianità che finisce solo con la vittoria degli Alleati e il ritorno a Fiume.

Così come lo fu dopo la Grande Guerra, la città fiumana è contesa tra Italia e Jugoslavia. Una questione spinosa che si risolverà solo nel 1947 a favore degli jugoslavi, ma per Lipizer questo esito non rappresenta un impedimento per la ripresa della carriera. A 24 anni il fiumano torna ad indossare gli scarpini, ma questa volta non ha indosso la casacca rossoblù del Taranto, ma un’altra molto più prestigiosa: quella della Juventus. Un sogno da cui però non nasce niente di importante. A Torino infatti Lipizer gioca sei partite in due stagioni, senza portare a casa titoli. Quelli sono gli anni dell’egemonia del Grande Torino e anche i bianconeri sono costretti a recitare il ruolo di comprimari.

Nel 1947 viene ceduto al Como, dove trova la sua dimensione. Con i lariani Lipizer conquista la promozione in Serie A nella stagione 194849, collezionando 95 presenze e 28 reti in cinque stagioni totali. L’ultima avventura arriva con la maglia della Reggiana. Il centrocampista diventa subito un perno di quella squadra. Sono anni di grandi rivalità nelle serie minori nei derby con Piacenza e Parma. E proprio contro questi ultimi arriva la partita che segna la stagione 1952/53. I granata vincono al Tardini 2-1, ma vengono accusati di tentata combine da un dirigente dei parmensi. La Reggiana viene riconosciuta colpevole e la condanna è durissima: 20 punti di penalizzazione. La squadra chiude così all’ultimo posto in classifica e retrocede in quarta serie.

Per Lipizer la decisione di appendere le scarpette al chiodo arriva all’età di 33 anni, al termine della stagione 1953/54. Il calcio ormai sta cambiando velocemente. Non è più quello che lo ha visto protagonista. Il suo futuro assume le sembianze della città di Trieste e ha il sapore del pane. Si, perché Lipizer decide di trasferirsi con la famiglia sul confine orientale per aprire una panetteria. In seguito torna a Como, la città che più di ogni altra gli ha regalato soddisfazioni sportive. Malato di Alzheimer, muore a Lecco il 4 settembre 1990 all’età di 69 anni.

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