25 aprile, la storia del partigiano Antonino Nava

  • Postato il 25 aprile 2025
  • Notizie
  • Di Quotidiano del Sud
  • 3 Visualizzazioni

Il Quotidiano del Sud
25 aprile, la storia del partigiano Antonino Nava

Share

Il reggino Antonino Nava, carabiniere, si unì alle Brigate Osoppo, preso dai nazisti e deportato a Dachau. Di lui non si seppe più nulla


DI Antonino Nava, nato in via Italia nel quartiere di Santa Caterina a Reggio Calabria nel 1905, non restano che pochissimi documenti, tra cui un tesserino di identificazione del campo di concentramento di Dachau, a venti chilometri da Monaco di Baviera, e la memoria custodita con la necessaria cura che si riserva alle cose più preziose, da suo nipote Domenico Crea.

RICOSTRUIRE LA STORIA DI ANTONINO NAVA

Domenico è un ex dirigente della Cgil che ha cercato in ogni luogo tracce di quello zio mai conosciuto ma vissuto attraverso i racconti di sua madre, della famiglia del “seggiaro”.

Sì, perché lei era figlia di Francesco Nava, il falegname sopravvissuto insieme alla moglie Carmela Amaddeo e ai suoi ragazzi, al terremoto del 1908 che aveva spazzato via uomini e case: «Vissero come tutti gli altri in baracche di fortuna costruite per la solidarietà del popolo italiano e con i viveri forniti dall’esercito.

GLI ANNI DI TREMENDA MISERIA


Furono anni di tremenda miseria e timore che il terremoto potesse ripetersi. A poco a poco ripresero le attività e mio nonno ricominciò a produrre sedie di legno. Erano quattro figli e la fame mordeva». Per questo Antonino, dipinto come un ragazzo buono e disponibile, che spesso aiutava il padre Francesco nel suo lavoro, colse l’unica prospettiva che gli si presentò davanti: arruolarsi nei reali carabinieri. Il 14 gennaio del 1924 iniziò la sua attività a Roma e sette anni dopo venne trasferito a Trieste con il grado di brigadiere.

ANTONINO NAVA E LA PROMOZIONE A MARESCIALLO

Nel 1941 fu promosso maresciallo e poco tempo dopo fu inviato a Senosecchia, oggi Slovenia, in un territorio dichiarato in stato di guerra.
«Mio zio dal 18 novembre del ’42 all’8 settembre del ’43 partecipò alle operazioni di guerra che si stavano svolgendo nei Balcani e nei territori dell’ex Grecia con il 5° battaglione carabinieri mobilitato – racconta Crea -, poi partito con una nave da Patrasso, rientrò a Trieste pochi giorni dopo la caduta del fascismo. E con lo scioglimento del 5° battaglione scelse di ritornare ad essere un uomo libero».

I RAID SU REGGIO CALABRIA

Antonino lasciò subito Trieste occupata dai nazisti e dai fascisti e si recò a Udine. A Reggio Calabria, intanto, già dal gennaio del 1943 iniziarono i raid aerei americani e inglesi, soprattutto nelle zone dell’aeroporto e del porto. Il bilancio fu pesantissimo: quasi quattromila morti e gran parte della città distrutta. Trentacinquemila cittadini fuggirono dalla città, cercando riparo nelle zone interne della provincia e della regione.

LA FUGA DALLA CITTÀ

«Anche i miei genitori e i miei nonni – ricorda Crea – scappati da Reggio Calabria trovarono riparo a Grisolia Cipollina, un paesino nell’entroterra di S. Nicola Arcella in provincia di Cosenza mentre a Reggio continuavano i bombardamenti soprattutto nella zona del porto dove c’erano enormi cisterne di carburante per nave. Il 6 maggio del 1943 fu il giorno più tragico e cinquanta aerei provenienti da Bengasi sganciarono centodieci tonnellate di bombe che colpirono soprattutto Tremulini, S. Brunello e S. Caterina, i rioni più vicini al porto. La casa dei miei nonni che si trovava di fronte alle scuole elementari, fu centrata in pieno e andò completamente distrutta, un incendio fece il resto. Fortunatamente non c’era nessuno ma andarono in fumo le tante lettere e le foto che mio zio aveva inviato ai suoi genitori. Infatti di lui non ci resta più nulla».

I RICORDI DI ANTONINO DA BAMBINO


Di Antonino rimasero solo i ricordi di un bambino, testimone muto di un dolore familiare mai espresso completamente attraverso le parole, e proprio per questo capace di suscitare curiosità insaziabili e scavare solchi profondi. Caduto il fascismo e firmato l’armistizio con gli anglo-americani, l’esercito fu lasciato allo sbando mentre le istituzioni dello Stato finirono per disgregarsi.

LE SCELTE


A ciascuno venne lasciata la libertà di compiere la propria scelta autonomamente. Tra quanti decisero di mettersi in gioco per resistere ai tedeschi e ai fascisti c’era una varia umanità. Antifascisti già attivi nel ventennio tornati dall’esilio o dalle galere, antifascisti giunti a una scelta di opposizione con il procedere della guerra e ufficiali e soldati che rifiutarono di rispondere alla chiamata alle armi del nuovo stato fascista, la repubblica sociale italiana meglio conosciuta come Repubblica di Salò.

IL CORPO DEI VOLONTARI


Nella conduzione della lotta partigiana fu fondamentale, nel 1944, la costituzione del Corpo volontari della libertà da parte del Comitato di liberazione nazionale alta Italia. Era un organismo militare diretto dal generale Raffaele Cadorna e dai vicecomandanti Luigi Longo e Ferruccio Parri, chiamati a coordinare le azioni di tutte le formazioni di cui le principali erano le brigate Garibaldi, i Gap e le Sap organizzati dal Partito comunista Italiano, le formazioni di giustizia e libertà coordinate dal Partito d’Azione, le formazioni Giacomo Matteotti, del Partito socialista di unità proletaria e le brigate Osoppo, autonome e legate alla Dc e al Partito d’Azione.

LA BRIGATA OSOPPO


«Mio zio, una volta giunto ad Udine, – continua Crea – aderì alla brigata Osoppo che riuniva militari dell’esercito, cattolici, democristiani e una minoranza di azionisti tra cui Guido Pasolini, fratello di Pier Paolo. Il 5 settembre del 1944, nella battaglia di Povoletto di Udine, mio zio venne preso dai nazisti e rinchiuso nel carcere di Udine. Successivamente fu trasferito nella tristemente famosa “Villa Triste” di Trieste dove operava la “Banda Collotti”.

ANTONINO NAVA DEPORTATO A DACHAU

Il 5 ottobre del 1944 fu deportato prima nel campo di concentramento di Dachau dove gli fu assegnato il numero di matricola 112921 e quindici giorni dopo fu trasferito al campo di concentramento di Neuengamme (Brema) con numero di matricola 62778».

NEUENGAMME


Neuengamme, creato principalmente per l’internamento di oppositori politici, oggi viene ricordato anche per la storia dei venti bambini mandati in questo campo da Auschwitz, per permettere al dottor Kurt Heissmeyer di effettuare su di loro esperimenti pseudoscientifici. Poi furono tutti impiccati.

Fu grazie al giornalista Gunther Schwarberg se la loro storia è stata strappata all’oblio.

IL CORPO MAI RITROVATO

«Come sia morto mio zio non si sa – conclude Crea – il suo corpo non fu mai ritrovato e non ha nessuna tomba come mi comunicò il Centro di documentazione di Bad Arolsen, dove sono raccolte tutte le informazioni lasciate dalle SS. Mi hanno inviato solo il tesserino con le sue generalità e il numero di matricola.

Il suo nome, inoltre, si trova nella pubblicazione: “Caduti, dispersi e vittime civili dei comuni della Regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda guerra mondiale”, pubblicato a cura dell’Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione a Udine. Della vita nel campo, delle sofferenze, delle torture, delle malattie, delle lettere, delle foto, non resta nulla: tutto bruciato nel forno crematorio di Neuengamme e nell’incendio della casa di Reggio Calabria dopo il bombardamento del 6 maggio del 1943».

LEGGI ANCHE: Resistenza da Sud. Calabria Ribelle

LA MEMORIA E LA CONSAPEVOLEZZA


Di Antonino Nava resta comunque la memoria e la consapevolezza di quanto la sua storia possa parlarci ancora. E non soltanto il 25 aprile. Perché come sosteneva Pietro Calamandrei: «In queste celebrazioni che noi facciamo della Resistenza, di fatti e di figure di quel tempo, noi ci illudiamo di essere qui, vivi, che celebriamo i morti.

E non ci accorgiamo che sono loro, i morti, che ci convocano qui, a rendere conto di quello che in questi anni possiamo aver fatto per non essere indegni di loro, noi vivi».

Share

Il Quotidiano del Sud.
25 aprile, la storia del partigiano Antonino Nava

Autore
Quotidiano del Sud

Potrebbero anche piacerti