14 gennaio 1968: il terremoto del Belìce
- Postato il 14 gennaio 2025
- Di Focus.it
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Fra il 14 e il 15 gennaio del 1968 un sisma di magnitudo 6.41 della scala Richter devastò questo un lembo di Sicilia. I piccoli paesi del Belìce, un'area fra le province di Trapani, Agrigento e Palermo, furono spazzati via dall'onda sismica: la vita si fermò già alla prima scossa all'ora di pranzo della domenica, ma con le successive scosse di quel giorno e soprattutto con la scossa notturna, alle 2:33 del 15 gennaio, il destino di molti fu segnato. La valle del Belìce non c'era più: molti paesi furono rasi al suolo, le case di tufo sbriciolate schiacciando le vite al loro interno. . Disastro. I 14 paesi dell'area persero negli anni a venire quasi la metà della popolazione, costretta a emigrare. All'alba, fra mille difficoltà, partirono i soccorsi, lo scavo, la ricerca, la messa in sicurezza e la sistemazione degli sfollati. Morirono anche agenti di polizia e soccorritori nei crolli successivi alla scossa del 25 gennaio. . Sotto le macerie. La neve e la pioggia trasformarono la piana in un acquitrino, mentre i padri cercavano i figli fra le rovine. I chirurghi negli ospedali continuarono a operare sui pavimenti che ballavano al ritmo delle nuove scosse.. I soccorsi. Non c'erano le colonne della Protezione Civile, il cui nucleo iniziale vide la luce solo a partire dal 1982, dopo il terremoto in Irpinia (1980), non c'erano i cani addestrati a fiutare sotto le macerie, non c'era alcun coordinamento. E nulla ci sarebbe stato in quella valle spopolata per decenni.. Museo a cielo aperto. Oggi i paesi sono stati ricostruiti, in alcuni casi duplicati rispetto alle posizioni originali, e il Belìce è diventata un'area bellissima e straniante, dove architetti e artisti hanno creato un museo a cielo aperto. E dove non si poteva ricostruire, un artista come Alberto Burri ha inglobato le macerie nel cemento dando vita a un capolavoro – il Grande Cretto di Gibellina – che è un omaggio alle ferite del Belìce..