10 dolci italiani diventati iconici, tra alta pasticceria, grandi chef e ricette popolari

  • Postato il 26 giugno 2025
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  • Di Forbes Italia
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Nel dolce universo della gastronomia italiana ci sono dessert che, per storia, tecnica o capacità evocativa, hanno conquistato un posto nel cuore del pubblico. Alcune nascono tra i laboratori di pasticceria d’eccellenza, dove la precisione e la ricerca sono arte quotidiana. Altre sono frutto della visione dei grandi pastry chef dei ristoranti stellati, che rendono il dessert parte integrante del racconto gastronomico.

Altre ancora provengono dalla cultura popolare, ma grazie all’intervento di maestri artigiani e locali leggendari, sono state elevate al massimo splendore. Abbiamo selezionato dieci dolci che raccontano questa straordinaria varietà. Icone dolciarie che sorprendono, commuovono o incuriosiscono, ma che hanno tutte in comune la capacità di resistere nel tempo e lasciare un’impronta.

Maritozzo – Iginio Massari Alta Pasticceria

Pochi dolci raccontano Roma come il maritozzo, ma Iginio Massari ne ha dato una nuova identità. Quando nel 2018 ha rivisitato il maritozzo, l’ha trasformato in una brioche elegante e moderna, dalla forma “sorridente” e con una farcitura inedita: non solo panna montata, ma anche crema pasticcera. La ricetta ha fatto scuola, al punto da diventare un nuovo standard replicato in molte pasticcerie italiane.

Oggi il maritozzo di Massari è un simbolo dell’alta pasticceria popolare: morbido, profumato, armonioso, senza essere mai eccessivo. Da febbraio 2025 è protagonista del format monomarca MARITZ, aperto a Milano, dove viene celebrato in tutte le sue varianti – dalla versione classica alle edizioni limitate con farciture creative. Un esempio virtuoso di come un dolce della tradizione possa essere reinventato con rispetto e diventare un successo contemporaneo.

Mela verde, cetriolo e bergamotto – Salvatore Morello, Inkiostro (Parma)

Inkiostro, ristorante stellato nel cuore dell’Emilia, è il regno creativo di Salvatore Morello, chef calabrese con importanti esperienze internazionali. La sua filosofia applicata alla pasticceria rifugge la stucchevolezza e mette al centro freschezza, leggerezza e note vegetali. Il dessert “Mela verde, cetriolo e bergamotto” è un esempio perfetto della sua visione: un piatto che gioca con acidità e amarezza, in cui la frutta incontra il vegetale per un’esperienza sensoriale raffinata e inedita. Premiato con il Passion Dessert dalla Guida Michelin 2025, Morello interpreta il dessert come ultimo capitolo narrativo del menù, un epilogo che deve armonizzarsi con l’intero percorso. Niente eccessi zuccherini, ma una costruzione sapiente fatta di texture sottili, temperature fresche e rimandi aromatici sorprendenti.

Schiacciata fiorentina – Caffè Gilli (Firenze)

In piazza della Repubblica a Firenze, lo storico Caffè Gilli ha fatto della Schiacciata alla Fiorentina il proprio vessillo. Vincitore per due anni consecutivi del concorso cittadino “La Miglior Schiacciata alla Fiorentina”, Gilli ha saputo valorizzare questo dolce carnevalesco e popolare, rendendolo disponibile tutto l’anno.La sua versione è fedele alla tradizione: farina, lievito madre, lievito di birra, uova, strutto e scorza d’arancia non trattata. Ma ciò che la rende speciale è la precisione della lavorazione e la qualità delle materie prime. Soffice, profumata, con la superficie appena dorata e una spolverata di zucchero a velo, la Schiacciata di Gilli è un dolce semplice che diventa memorabile. Simbolo di una pasticceria che guarda al futuro senza dimenticare le sue radici secolari.

Pesca di Prato – Paolo Sacchetti, Pasticceria Nuovo Mondo (Prato)

Paolo Sacchetti, maestro AMPI e lievitista tra i più stimati d’Italia, ha riportato alla ribalta un dolce che rischiava di scomparire: la Pesca di Prato. Due semisfere di pasta brioche imbevute nell’Alchermes e unite da crema pasticcera. Semplice nella composizione, ma capace di evocare ricordi profondi. Sacchetti ha recuperato questa ricetta della tradizione toscana e l’ha resa un’icona della pasticceria nazionale, fedele alla sua vocazione di custode e innovatore.

Nel suo laboratorio nel centro di Prato, ogni giorno si rinnova la magia di questo dolce rosa acceso, morbido, aromatico, capace di far sorridere chiunque lo assaggi. La Pesca di Prato è oggi un simbolo di rinascita: di un territorio, di una memoria condivisa, di un’arte pasticcera che non dimentica.

Coppa Ape d’Oro – Andrea Tortora (Porto Rotondo, Sardegna)

In uno dei resort più iconici della Costa Smeralda, l’Hotel Abi d’Oru, il maestro pasticcere Andrea Tortora ha dato vita a una proposta dolce che unisce eleganza, territorio e spirito ludico. Tra le creazioni più apprezzate, spicca la “Coppa Ape d’Oro”, un gelato artigianale alla ricotta sarda e miele, completato da un topping di miele d’acacia prodotto direttamente dall’hotel.

Il dolce racchiude la filosofia di Tortora: semplicità solo apparente, valorizzazione degli ingredienti locali, rispetto per le tradizioni reinterpretate con mano leggera. Il legame con il territorio sardo si esprime anche nell’attenzione alle piccole realtà agricole coinvolte nel progetto GICOIAS, che fornisce il miele per il dessert. Servita con eleganza ma pensata anche per un consumo take-away, la Coppa Ape d’Oro è diventata in breve tempo un simbolo dell’offerta dolce dell’hotel, capace di raccontare l’isola con leggerezza e precisione.

Clarice – Andrea Antonini, Imàgo, Hotel Hassler (Roma)

Alcuni dessert sono contemporanei ma trovano subito un posto centrale nella narrazione di un menu, al punto da candidarsi come nuovi classici. “Clarice”, la creazione dello chef Andrea Antonini per il ristorante Imàgo dell’Hotel Hassler di Roma, è un perfetto esempio di questa alchimia. Pensato come conclusione simbolica del percorso ERROR13, il dessert è introdotto e richiamato visivamente da una falena, emblema scelto da Antonini per rappresentare l’intera esperienza. Questa falena accompagna l’ospite già dal menu, sigillato in ceralacca, e ritorna nel piatto finale in forma di sottile sfoglia di cioccolato dell’Ecuador, decorata e sagomata a mano con cura artigianale. All’interno, una composizione di yogurt di pecora, gelato alla vaniglia e una composta di more costruisce un contrasto equilibrato tra cremosità, acidità e freschezza. Il nome del dessert, “Clarice”, omaggia il celebre film Il Silenzio degli Innocenti e suggella un finale teatrale, elegante e memorabile.

Crostata di ricotta e visciole – Antico Forno Roscioli (Roma)

Tra le strade del centro storico di Roma, l’Antico Forno Roscioli è una vera istituzione gastronomica. Tra le sue specialità, la crostata di ricotta e visciole ha ormai raggiunto lo status di icona. La versione firmata da Pierluigi Roscioli si distingue dalla tradizionale torta ebraica per la copertura: non chiusa, ma decorata con strisce di frolla che lasciano intravedere il candore della ricotta e il rubino delle visciole.

L’impasto viene realizzato con una miscela di farina 00 e farina di mandorle artigianale, preparata sul momento tritando finemente mandorle pelate. Il cuore del dolce unisce confettura di visciole e ricotta di pecora freschissima. Il risultato è un equilibrio perfetto tra friabilità, dolcezza e acidità, che racconta Roma con autenticità e passione. Una creazione che porta la firma di una famiglia – i Roscioli – custodi del gusto da generazioni, oggi attivi anche a New York con un progetto che esporta la qualità italiana.

Mare Clausum – Federico Andreini, Sustànza (Napoli)

Originario di Lucca ma adottato a Napoli, Federico Andreini è il pastry chef del ristorante Sustànza e di altri locali guidati da Luca Iannuzzi. Tra le sue creazioni più significative c’è “Mare Clausum”: un raviolo dolce ripieno di erbe di costiera e marzapane, servito in un brodo di alghe con olio di pino, agresto, baharat e granita all’amaro mediterraneo. Un dessert concettuale e sorprendente, che racconta contaminazioni tra Nord Africa e Mediterraneo, dolcezza e salinità, spezie e freschezze verdi. Andreini mette in scena la pasticceria come esperienza sensoriale totale, tra geografie e narrazioni, materia e poesia.

Roccobabà – Nicola Goglia, Emilio Il Pasticciere (Casal di Principe, Caserta)

Nato nel 1997 da un’intuizione di Emilio Goglia, il Roccobabà è oggi uno dei simboli della pasticceria campana contemporanea grazie all’opera di suo figlio Nicola. Si tratta di un babà ripieno di semifreddo alla crema e ricoperto di cioccolato. Il nome arriva da un assaggio casuale del celebre stilista Rocco Barocco, che lo consacrò pubblicamente. Da lì, l’ufficializzazione del nome e la sua ascesa a dolce iconico. Nicola Goglia, membro di APEI, ha perfezionato la ricetta, mantenendola fedele all’idea iniziale ma rendendola ancora più raffinata e versatile. Il Roccobabà oggi esiste in vari formati e conquista al primo morso, unendo tradizione, estetica e piacere.

Clarice dello chef Andrea Antonini

Alcuni dessert nascono da poco ma trovano subito un posto centrale nella narrazione di un menu, al punto da candidarsi come nuovi classici. “Clarice”, la creazione dello chef Andrea Antonini per il ristorante Imàgo dell’Hotel Hassler di Roma, è un perfetto esempio di questa alchimia. Pensato come conclusione simbolica del percorso ERROR13, menu primavera/estate 2025, il dessert è introdotto e richiamato visivamente da una falena, emblema scelto da Antonini per rappresentare l’intera esperienza.

Questa falena accompagna l’ospite già dal menu, sigillato in ceralacca, e ritorna nel piatto finale in forma di sottile sfoglia di cioccolato dell’Ecuador, decorata e sagomata a mano con cura artigianale. All’interno, una composizione di yogurt di pecora, gelato alla vaniglia e una composta di more costruisce un contrasto equilibrato tra cremosità, acidità e freschezza. Il nome del dessert, “Clarice”, omaggia il celebre film Il Silenzio degli Innocenti e suggella un finale teatrale, elegante e memorabile.

Crostata di ricotta e visciole – Antico Forno Roscioli (Roma)

Tra le strade del centro storico di Roma, l’Antico Forno Roscioli è una vera istituzione gastronomica. Tra le sue specialità, la crostata di ricotta e visciole ha ormai raggiunto lo status di icona. La versione firmata da Pierluigi Roscioli si distingue dalla tradizionale torta ebraica per la copertura: non chiusa, ma decorata con strisce di frolla che lasciano intravedere il candore della ricotta e il rubino delle visciole. L’impasto viene realizzato con una miscela di farina 00 e farina di mandorle artigianale, preparata sul momento tritando finemente mandorle pelate. Il cuore del dolce unisce confettura di visciole e ricotta di pecora freschissima. Il risultato è un equilibrio perfetto tra friabilità, dolcezza e acidità, che racconta Roma con autenticità e passione. Una creazione che porta la firma di una famiglia – i Roscioli – custodi del gusto da generazioni, oggi attivi anche a New York con un progetto che esporta la qualità italiana.

Mare Clausum – Federico Andreini, Sustànza (Napoli)

Originario di Lucca ma adottato a Napoli, Federico Andreini è il pastry chef del ristorante Sustànza e di altri locali guidati da Luca Iannuzzi. Tra le sue creazioni più significative c’è “Mare Clausum”: un raviolo dolce ripieno di erbe di costiera e marzapane, servito in un brodo di alghe con olio di pino, agresto, baharat e granita all’amaro mediterraneo.Un dessert concettuale e sorprendente, che racconta contaminazioni tra Nord Africa e Mediterraneo, dolcezza e salinità, spezie e freschezze verdi. Andreini mette in scena la pasticceria come esperienza sensoriale totale, tra geografie e narrazioni, materia e poesia.

Roccobabà – Nicola Goglia, Emilio Il Pasticciere (Casal di Principe, Caserta)

Nato nel 1997 da un’intuizione di Emilio Goglia, il Roccobabà è oggi il simbolo della pasticceria campana contemporanea grazie all’opera di suo figlio Nicola. Si tratta di un babà ripieno di semifreddo alla crema e ricoperto di cioccolato. Il nome arriva da un assaggio casuale del celebre stilista Rocco Barocco, che lo consacrò pubblicamente. Da lì, l’ufficializzazione del nome e la sua ascesa a dolce iconico. Nicola Goglia, membro di APEI, ha perfezionato la ricetta, mantenendola fedele all’idea iniziale ma rendendola ancora più raffinata e versatile. Il Roccobabà oggi esiste in vari formati e conquista al primo morso, unendo tradizione, estetica e piacere.

Bronte–Tokyo – Vincenzo Abagnale, San Domenico Palace Four Seasons (Taormina)

A San Domenico Palace, storico hotel oggi parte del gruppo Four Seasons a Taormina, il pastry chef Vincenzo Abagnale firma il  “Bronte–Tokyo”, una creazione che unisce la profondità del pistacchio di Bronte alla sapidità e alla delicatezza orientale del miso giallo e della salsa di soia, attraversando il palato come un ponte tra due mondi solo in apparenza lontani. A completare l’equilibrio, un sorbetto al limone che aggiunge freschezza e tensione gustativa. Abagnale, classe 1989, vanta un curriculum internazionale: dopo gli inizi a Napoli, ha affinato la sua tecnica nei migliori ristoranti del mondo – dal Louis XV di Alain Ducasse a Montecarlo fino al tristellato Mirazur di Mauro Colagreco, dove ha guidato la pasticceria per diversi anni.

 

L’articolo 10 dolci italiani diventati iconici, tra alta pasticceria, grandi chef e ricette popolari è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia

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