Iva ridotta per le transazioni di opere d’arte. Ecco cosa cambia per gli investitori

  • Postato il 7 agosto 2025
  • Professionals
  • Di Forbes Italia
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Dal 1 luglio è entrata in vigore l’Iva agevolata al 5% per le cessioni e le importazioni di opere d’arte, oggetti di antiquariato e da collezione. Inoltre è stato introdotto un meccanismo di alternatività tra il ‘regime del margine’ e l’applicazione dell’aliquota ridotta del 5%. Ne abbiamo parlato con Giulia Cipollini, responsabile del team italiano di pianificazione fiscale e patrimoniale dello studio legale Withers.

Che cosa cambia con la nuova aliquota Iva? 
Fino al 30 giugno le vendite effettuate direttamente dagli artisti o dai loro eredi, così come le importazioni di opere d’arte, erano soggette all’aliquota Iva agevolata del 10%. Diversamente, le operazioni condotte da gallerie e operatori del settore commerciale erano assoggettate all’aliquota ordinaria del 22%. A partire dal 1 luglio la normativa è cambiata: si applica un’aliquota unica del 5% a tutte le cessioni, indipendentemente dal soggetto che le effettua – artisti, eredi, gallerie o mercanti d’arte – e anche alle importazioni. 

Il quadro italiano è differente rispetto al resto d’Europa?
L’intervento si inserisce nel quadro della Direttiva Ue n. 524 del 2022, che ha modificato la normativa del 2006, consentendo agli stati membri di applicare un’aliquota Iva ridotta. L’Italia ha finalmente recepito questa possibilità, allineando il proprio sistema fiscale a quello di altri paesi europei e puntando a rafforzare la competitività del mercato nazionale. In effetti, in Europa diversi stati applicano da tempo regimi agevolati nel settore dell’arte: ad esempio, in Francia l’aliquota è del 5,5%, mentre in Germania si applica il 7%. Con questa riforma, l’Italia si posiziona tra i paesi fiscalmente più attrattivi, colmando un divario che per anni ha svantaggiato il nostro mercato rispetto a quello estero. 

Quale sarà l’impatto del provvedimento sul sistema arte in Italia? 
Avrà un impatto senza dubbio positivo. In prima battuta, favorirà la tracciabilità delle operazioni e la trasparenza del mercato. Secondo stime di settore, la misura potrebbe generare un incremento significativo del giro d’affari fino a 1,5 miliardi di euro entro tre anni, con un impatto economico complessivo stimato in oltre 4 miliardi. Questo effetto moltiplicatore coinvolgerebbe non solo gallerie e mercanti, ma anche artisti, restauratori, trasportatori e assicuratori. Inoltre, le realtà più piccole, spesso penalizzate dal precedente regime al 22%, potranno beneficiare di una maggiore marginalità e competitività, favorendo la diversificazione dell’offerta culturale e la sopravvivenza di operatori di nicchia.  L’abbattimento del costo fiscale sulle transazioni può incentivare nuovi collezionisti ad avvicinarsi al mercato, aumentando la domanda e la circolazione delle opere, anche tra generazioni più giovani. 

Dunque la sua è una promozione piena per il provvedimento?
In linea di massima sì, ma per valutare concretamente l’impatto della misura sarà comunque necessario osservare come verrà attuata e se il decreto sarà convertito in legge nei tempi previsti, ovvero entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Un altro aspetto cruciale riguarda la definizione dei profili interpretativi e applicativi, per esempio l’interazione con il cosiddetto ‘regime del margine’. Va infatti ricordato che l’aliquota del 5% non si applica nei casi in cui trova applicazione il regime del margine, che prevede una tassazione sul solo utile derivante dalla cessione. Dal punto di vista operativo, inoltre, poiché il decreto non ha indicato una decorrenza specifica, l’aliquota del 5% si applica a tutte le operazioni di cessione e importazione effettuate a partire dal 1 luglio 2025, data di entrata in vigore del provvedimento. Sarà quindi fondamentale attendere – oltre alla conversione – chiarimenti ufficiali, soprattutto sul piano operativo e applicativo, per comprendere appieno le modalità di attuazione della misura e valutarne gli effetti concreti sul mercato. 

Quali i possibili impatti sugli investitori esteri? 
L’introduzione dell’Iva agevolata si inserisce nel contesto più ampio di politiche fiscali favorevoli che stanno progressivamente trasformando l’Italia in una destinazione privilegiata per investitori e collezionisti internazionali. In particolare, il regime opzionale previsto dall’art. 24-bis del Tuir – che consente ai nuovi residenti con elevata capacità patrimoniale di versare un’imposta forfettaria annua di 200mila euro sui redditi esteri – ha già attratto un numero crescente di high net worth individual, molti dei quali con interessi nel settore dell’arte. Questa convergenza normativa crea un ecosistema fiscale favorevole che incentiva la relocation in Italia di collezionisti e investitori, che possono ora beneficiare di una tassazione contenuta sia sui redditi esteri, sia sulle operazioni di compravendita di opere d’arte. In seconda battuta favorisce la creazione di collezioni private e fondazioni d’arte sul territorio nazionale, con ricadute positive sul mercato interno e sul sistema museale. Inoltre rende l’Italia più competitiva rispetto ad altri paesi europei. Infine stimola l’apertura di gallerie, spazi espositivi e attività culturali.

L’articolo Iva ridotta per le transazioni di opere d’arte. Ecco cosa cambia per gli investitori è tratto da Forbes Italia.

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Forbes Italia